Coriandoli giallo-viola che piovono dal cielo sul parquet, vessilli a strisce zebrate bianco-nere che sventolano sugli spalti... e uno schermo e chilometri di distanza a separarmi dal pallone.
E poi un giorno i chilometri scorrono sul tacchimetro della macchina e passano in coda dietro ai fari rossi delle auto nel pisciatoio d'Italia.
Giorgio Armani è seduto in prima fila, Coach Dan Peterson è al banco delle televisioni con le cuffie in testa, Piero Bucchi è in panchina ad agitarsi e in campo i giocatori dell'Olimpia Milano fanno riscaldamento. E noi? Noi siamo in curva con i tifosi più accesi che suonano i tamburi e cantano e fischiano e incitano e s'incazzano. Uomini in giacca e cravatta con la sciarpa dell'Olimpia al collo consumano le suole delle scarpe avanti e indietro, mordendosi le unghie, insultando la terna arbitrale. Le immense bandiere prendono a danzare al momento della presentazione della squadra, sfiorandoti la testa, lasciandoti intravedere a sprazzi i campioni. E non c'è nessuno schermo a separarmi dalla palla, soltanto l'aria.
Emozioni di massa: come l'haka nel silenzio di San Siro e "Fratelli d'Italia" con 80mila voci; come un concerto di Davide Van De Sfroos con questo stesso Mediolanum Forum di Assago tutto esaurito.
E fa niente se poi nella foto il tabellone gigante con i falli spesi e il punteggio segna 81-71 per il Panathinaikos.