I Matti del Nord


Benvenuto! Chiunque tu sia.
Noi siamo i Matti del Nord. Probabilmente ci conosci di fama. Altrimenti ti conviene andartene in fondo alla pagina a leggere la nostra storia. Ti renderà più consapevole del tuo posto nell'universo.



giovedì 30 luglio 2009
Per editto del Gran Pizzicatore, custode della Sacra Unghia Incarnita di Platino, si vietano da oggi le settimane a tema, come le bisettimane, le trisettimane, le quadrisettimane, e le n-settimane (per n appartenente a C^n). Inoltre tale legge ha valore retroattivo, dunque non sono mai esistite su questo blog le n-settimane a tema. Di conseguenza è inutile parlarne, poiché non essendo mai esistite nessuno può saperne alcunché. Ma il Gran Pizzicatore è un tipo preciso, inutile fare questioni... pensate che qualche tempo fa arriva a casa mia un contadino, uno di quelli che vivono giù verso la zona di Balabiot Valley. Io lo conosco perché è cognato di un amico di mio cugino. Comunque arriva a casa mia e mi dice che un tale, giù alla cava della Piana dello Smargiasso, aveva sentito dire, da un fabbro che praticava anche l'agopuntura, che la sorella della suocera del Gran Pizzicatore aveva fatto arrivare dalla Bolivia un ingente carico di pneumatici liofilizzati. Ebbene, il Gran Pizzicatore, non appena venutone a conoscenza, pare abbia dato di matto, e si sia arrampicato sul muro del palazzo comunale utilizzando come rampini uno spazzolino da denti e una vecchia raccoglitrice di brugnin viola in pensione. Da notare che il Gran Pizzicatore è riuscito a scalare il muro per ben due terzi dell'altezza totale, cioè all'incirca 32 centimetri, prima di cadere in preda ad un attacco di violento prurito alle ginocchia. Il tutto nonostante l'evidente asimmetria dei rampini (anche se va detto che la vecchia si è notevolmente sforzata per assumere la forma di uno spazzolino da denti, purtroppo senza altro risultato se non quello di farsela addosso...). Sulla veridicità di questo episodio non si è del tutto certi, ma ne ho sentita una versione molto simile anche dalla figlia del venditore di cistifellee, il che mi porta a pensare che non sia del tutto campata per aria. In conclusione, il Gran Pizzicatore non è tipo con cui scherzare, quindi fossi in voi lascerei proprio perdere la storia delle quadrisettimane. Anche perché, vi ricordo, non sono mai esistite, quindi non capisco il motivo di tanto crucciarsi da parte vostra!

Grazie dell'attenzione, cordialmente vostro
Gorgheggiatore di Corte, Ildebrando Nommidire

domenica 30 gennaio 2011

I quadri nel cielo senza tetto


I quadri come arazzi appesi nel cielo di edifici senza tetto, senza finestre nè porte, senza mobili. Case dell'acqua, stese a prender aria d'inverno.

Le nuvole a tratti giallognole come un sipario coprono e scoprono i quadri del cielo e come un bambino dietro ad una tenda, le cime vi si nascondono.


Gi altoparlanti lungo lo sbarramento propagano la voce del silenzio per noi soltanto, unici presenti nella valle dei laghi o forse per i muri di sassi e cemento che l'acqua ha mangiato. Le porte rimangono spalancate senza battenti per lasciar passare l'aria e i fiocchi di nevischio. I fiori d'acqua che ne ornano i davanzali sono ghiacciati nell'inverno.

domenica 23 gennaio 2011

J'ai besoin de la lune por découvrir la vie







Parole forgiate fra incudine e martello.
Non io il poeta,
ma la luna
che m'ha bisbigliato nell'orecchio.

Parole vaporee
come il respiro nell'aria,
parole di ghiaccio
come fra i capelli,
parole fuggevoli
come spettro d'argento.

Parole scritte nella neve
come gli angeli che volano alto,
parole sfocate
come sagome al buio,
parole riflesse
come lame sulla pelle.

Parole faticose
come una discesa in salita,
parole che scivolano dentro
come tè caldo nel thermos.

Parole dette a cavallo di una croce
e parole sdraiate su una panchina.

Ma qual'era la poesia?




J'AI BESOIN DE LA LUNE POR DECOUVRIR LA VIE

La strada fantasma scritta nella neve conduce al tavolo dove giocare a poker con la luna è possibile. Ci si arriva dopo una salita in discesa, lassù; lassù le lame argentee lampeggiano negli occhi chiari e sfiorano la pelle delicata tramutandola in respiro. Lassù a duemila metri d'altitudine e a -25°C i riflessi sciabolano sul culo bianco e ne fanno un culo bianco di spettro. La luna si attacca come una spilla ai capelli biondi e si cristallizza come ghiaccioli ai baffi. Non c'è riposo sulla panchina, solamente un sorriso nascosto e non c'è scherno a cavallo della croce, solo gioia. E' una preghiera la nostra, non quelle che recitano i bambini la sera; è una preghiera sublime: non c'è Padre Nostro più efficace del sorriso di un amico e non c'è Ave Maria più vera del tè caldo nel thermos; non c'è miracolo più puro di sentire il calore dell'amicizia a 25° sotto lo zero; gli angeli che volano più alto sono quelli scolpiti nella neve. Non nelle chiese ci sono i miracoli, non in ginocchio si prega, ma vivendo, ciaspolando, ridendo...
La luna è una matita sul foglio bianco della neve: cristallizza i movimenti, abbozza i sorrisi, cattura gli sguardi, spettralizza il mondo e il freddo ne rapisce l'anima.

lunedì 10 gennaio 2011

Sul perchè Samy non vuole farsi fotografare


Di notte quando dormo loro stanno là: c'è chi continua a fare quello che stava facendo e chi sta in posa a guardarmi dall'ala del tetto che spiove verso il mio letto. Le fotografie coprono oltre un ventennio di vita. I più compaiono ripetutamente come una prospettiva del movimento. Samuela, ad esempio, sola davanti a Ponte Vecchio a Firenze e in posa con Matteo, e con Lisa, e con Jenny. E' vero che non posso vedere due foto contemporaneamente, a meno che non siano vicine, e non è il caso di Samuela, ma non credo sia possibile spostarsi da un'inquadratura all'altra. Però si può sempre parlare: mi incuriosirebbe assai sapere cosa ha da dire il Manuel in sella alla moto a quello stravaccato sulla poltrona di una nave, o conoscere i pensieri in cui è assorta una Jenny appoggiata alla ringhiera di un battello, o scoprire il segreto che si cela dietro al sorriso di tutte le Jessica del tetto. Il Manuel con il baffo sa di essere stato in Africa? Nascerà mai una storia fra Chicco e Francesca, rinchiusi in quell'angusto spazio fra una scala e il faccione di mia mamma? E ancora, Michele tradisce forse la Francy addormentata sulla sua spalla con la Samy appoggiata poco più in là alla spalla di Jenny? Nicola si stancherà mai di andare in moto? E Lisa sotto ad un tendone rosso con lo sguardo rivolto verso il basso, guarda me o mia cugina Giorgia nel passeggino? Vorrei essere una foto sul muro per abitare quel mondo di ricordi, magari nascosto dietro al boccale di birra di Michele, quello di Praga; così, per vedere se il piede della statua a cui Eg fa il solletico prenderà vita o se la slitta con tre quarti di matti del nord scivolerà giù dal tetto finendo magari sul tavolo del monte dove stiamo giocando a "uno stacco". Ma il cioccolato del pretzel di Lisa non si è ancora sciolto dopo tutti questi mesi, la birra non finisce e nemmeno la benzina nei serbatoi delle moto. La Francy con il triangolo del biliardo in testa avrà forse bevuto troppo? E com'è che mio fratello minore è al contempo più giovane e più vecchio di me sotto un albero di ghiaccio a quattro anni?

Il giorno dopo il 9 gennaio, quando però non è ancora il 10 gennaio: ho visto accadere un fatto strano; uno dei Manuel più vicino al comodino mi ha rubato il passaporto: lo ho visto sparire per finire dentro alla tasca del ladro. Ho cercato di recuperarlo, con l'unico risultato di impiastricciare di impronte la carta fotografica in cui è impresso il delitto. Mi chiedo poi a cosa gli possa servire il mio passaporto, visto che v'è stampata la mia foto e non la sua; e poi nel mondo sul tetto non v'è alcuna dogana per il controllo dei documenti. Sospetto a questo punto che quel ricordo voglia saltar fuori dalla foto e prendere a girare per il mondo quello vero: in pratica mi vuol fregare il posto. Bah, dovrò prestare attenzione nei prossimi giorni a che non ci sia una fuga, una fotografia con uno spazio bianco oppure senza il protagonista. Una foto del nulla, se manca il ritratto... Immagina! Un ricordo che scappa a gambe levate con il tuo passaporto: la gente sarebbe sì confusa da non sapere più quale è presente e reale e quale è passato e rimembranza, se non fosse per l'ombra che le fotografie non hanno. A chi dare retta? A me che grido: "Riacchiappate quella reminescenza che non è altro, mi ha rubato il passaporto" o all'altro che inveisce: "Presto prendete quel pazzo che mi accusa di non esistere"? In fondo lui avrebbe i documenti che ne attestano l'essere e io no. Lui cesserebbe di essere un ricordo per esistere e io cesserei di esistere per non divenire ricordo, ma delirio. Magari dovrei staccarlo dal tetto, per prudenza, e chiuderlo in un libro, in un album con la colla sulla schiena e la pesante copertina ricamata ad amputargli la voglia di volare via. E' sempre questo il pericolo che si corre quando le foto si appendono al muro o al tetto senza una cornice: possono squagliarsela. E' già difficile dormire con loro che chiaccherano, se poi prendono anche a gironzolare impunemente allora è finita! Anche perchè che vuoi fare? Gridi: "Chi va là?" "Sono io, Samuela"
Sì, ma quale?